Fare business in Cina

Fare business in Cina

Rossella Gianesin, ci racconta come affrontare il mondo cinese e le sue differenze con l’occidente.

Introduzione

La Cina ha una superficie di poco inferiore a quella dell’intera Europa e con 1.340.000.000 di abitanti, perlopiù distribuiti lungo la fascia costiera, è il Paese più popoloso al mondo.

La capitale è Pechino (Beijing), situata nel nord est del Paese; qui si trova la sede centrale del Partito Comunista Cinese, unico partito a capo della Repubblica Popolare Cinese.

L’unità monetaria della Cina è il Renminbi (Rmb/ CNY)detta anche yuan. Uno yuan è diviso in 10 jiao (角). Uno jiao è diviso in 10 fen (分). Il taglio più grande è la banconota da 100 yuan. Il più piccolo taglio è la moneta o la banconota da 1 fen, (un centesimo di yuan).

Dal 1997 al 2005 il renminbi è stato ancorato al dollaro statunitense ad un tasso fisso di 8,28 RMB per USD. Il 21 luglio 2005 la Banca Popolare Cinese ha sganciato il renminbi dal dollaro statunitense, ancorandolo a un paniere di valute internazionali, e istituendo un regime di cambio di tipo a fluttuazione controllata. Il tasso di cambio del renminbi è al centro di un teso dibattito internazionale. I calcoli effettuati sulla base della teoria della parità dei poteri di acquisto (il metodo più affidabile per effettuare un paragone tra diverse valute) suggeriscono infatti che il renminbi sia fortemente sottovalutato. Un renminbi sottovalutato avvantaggia artificialmente le esportazioni cinesi, limitando al contempo le esportazioni degli altri paesi verso la Cina. Le autorità cinesi sostengono che l’abbandono del tasso di cambio fisso esporrebbe il paese ad attività di speculazione finanziaria, destabilizzerebbe l’economia e ne danneggerebbe la crescita. Nonostante ciò, nel giugno del 2010, il governo cinese ha dichiarato che la propria moneta verrà graduatamene apprezzata.

Informazioni pratiche: il clima cinese è temperato e le stagioni corrispondono a quelle dell’Italia/Europa. Il fuso orario cinese è 8 ore avanti rispetto al meridiano di Greenwich, quindi 7 ore avanti rispetto all’Italia (6 con l’ora legale).

Per andare in Cina è necessario ottenere un visto consolare, in particolare per un visto business servono: il passaporto in corso di validità non inferiore ai 6 mesi, una fototessera, un formulario compilato, l’operativo dei voli, la lettera di invito dell’azienda cinese redatta su carta intestata, anche via fax o in formato pdf.

Perchè investire in Cina

Ormai da molti anni la Cina è saldamente ai primi posti nella classifica mondiale relativa all’attrazione degli investimenti esteri diretti (IDE). Dall’avvio della Politica della Porta Aperta (nel dicembre 1978), la Cina, prima timidamente e poi con sempre maggiore convinzione, ha fatto dell’attrazione degli investimenti esteri un punto di forza, anzi un vero e proprio pilastro, del suo veloce e travolgente sviluppo economico. Attratte dai bassi costi di produzione, invogliate dal popoloso e sempre più ricco mercato interno, spinte dalla globalizzazione incalzante oppure trascinate dai clienti già insediati in Cina, decine di migliaia di imprese da tutto il mondo hanno sentito, e seguito, il richiamo dell’investimento in Cina. Tuttavia i numeri sbalorditivi della crescita economica cinese, la creazione di una classe numerosa di consumatori abbienti e le storie di successo di molte aziende già presenti nel Paese, non devono trarre in inganno: investire in Cina è ancora complesso, i rischi non sono marginali e l’improvvisazione viene pagata a caro prezzo. Ma la Cina, in un’economia mondializzata, rappresenta anche un mercato che non si può non prendere in considerazione. Certamente non tutte le imprese possono o devono investire in Cina ma quasi tutte hanno l’obbligo di valutare con razionalità e preparazione se farlo. Oggi il Paese offre una grande varietà di opportunità localizzative: zone di sviluppo industriali sono presenti ovunque e si fanno concorrenza offrendo ai potenziali investitori incentivi locali e servizi sempre migliori; la vitalità del sistema industriale, le dimensioni del Paese e le numerose basi produttive e distretti industriali specializzati consentono di pianificare praticamente ogni tipo di produzione; la crescita dei consumi, infine, con quasi un centinaio di città che hanno raggiunto dimensioni quali-quantitative di tutto rispetto, consente di valutare anche la scelta di distribuire nelle città di seconda fascia. Sul piano legislativo le norme si sono evolute rapidamente ed oggi il sistema giuridico cinese offre la possibilità di scegliere tra diverse forme societarie a seconda del settore, del tipo di investimento e dell’approccio al mercato prescelto.

Il Business e la Cultura

Le differenze tra Cina e Italia (e tra Cina e Occidente in generale ) sono molte, e non riguardano solo i numeri, come le dimensioni e la popolazione, ma anche la civiltà, le tradizioni, il pensiero e ovviamente la lingua. La storia millenaria di questo Paese ha prodotto dei codici comunicativi e comportamentali particolari, una sorta di ritualità, applicabile anche al mondo degli affari: conoscere di cosa si tratta può senz’altro favorire una buona atmosfera per la realizzazione del proprio business una volta che ci si trova faccia a faccia con il partner cinese. Per esempio, è sconsigliabile rifiutare l’invito a pranzo o a cena di un cliente/fornitore/partner cinese: il vero tavolo di lavoro è quello imbandito del pranzo o della cena, qui si approfondisce la reciproca conoscenza e di conseguenza si solidificano anche le fondamenta del rapporto lavorativo.

Questo è solo un piccolo esempio: per approfondire la conoscenza della Cina, dell’attuale situazione economica e giuridica, delle opportunità del mercato e fare esperienza diretta della sua cultura vi invitiamo a partecipare alla prossima Master Class “Doing Business in China”.

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